LA FOTOCAMERA CHE VORREI.
Pubblicato il 22/08/13
Categoria Tecnica
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21/08/13

LA FOTOCAMERA CHE VORREI.

È sconvolgente archiviare più di cento anni di fotografia su pellicola, anni in cui si sono fatte cose straordinarie in chimica, fisica e meccanica. Qualcuno ancora dirà che capolavori come quelli..... però, le nuove generazioni ignorano già tutto questo passato.

La tendenza che si sta delineando è quella di uno spartiacque: telefonini fotografici eprofessionale. Fino ad ora, l'informatica ha dettato le regole. Adesso è il momento che i professionisti, gli amatori evoluti avanzino le le loro richieste. Questo processo è già iniziato con le camere mirrorless dall'aspetto simile alle gloriose meccaniche. L'ideale sarebbe aggiungere l'informatica là dove serve per integrare le prestazioni classiche.

La “macchina fotografica” in sostanza era costituita da due elementi: diaframma e otturatore, la cui regolazione dipendeva dalla sensibilità della pellicola e dalla luce. Poi la messa a fuoco. Per ridurre gli errori si perfezionò la misurazione della luce e si introdussero il telemetro e lo “specchio”. L'informatica è riuscita ad automatizzare e miniaturizzare queste facoltà, ma ha voluto allegare una quantità di funzioni “collaterali”, tali da rendere l'uso della fotocamera diverso dalla sua natura.

Ad un certo livello di utilizzo, per molti l'immagine è gestita da un PC. Ciò che fa l'informatica della fotocamera digitale, lo può fare il PC. Tanto vale assumere l'immagine con il maggior numero di informazioni possibili e poi trasferirla sul computer per le eventuali elaborazioni.

La nuova fotografia digitale ormai adulta potrebbe camminare da sola, prendere una strada autonoma che consideri la lezione informatica acquisita e utilizzarla con parsimonia.

Il punto di svolta è la soluzione senza specchio con mirino elettronico e la visione della reale esposizione. Un sogno irrealizzabile con la pellicola. Questa possibilità scavalca tutte le disquisizioni sulla misura della luce a matrice, spot, integrata ecc, perché la si vede di fatto, l'esposizione, e si può deciderla per il risultato voluto.

Come dev'essere allora questa fotocamera?


  1. Messa a fuoco manuale e automatica.

  2. Mirino elettronico con anteprima del risultato.

  3. Selettore manuale di diaframma sull'obiettivo.

  4. otturatore con selettore manuale e posizione esposizione automatica priorità apertura per esposizioni non comprese nel selettore.

  5. Selettore delle sensibilità.

  6. Visione delle foto eseguite nel mirino elettronico, eventuale cancellazione.

  7. Soppressione display.

  8. Eventuale software separato per la gestione con il PC adatto anche alle correzioni, principalmente il bianco, luce artificiale, fluorescente ecc.


Il diaframma automatico può essere evitato in quanto regolando l'esposizione si avrebbe le visione elettronica alla corretta luminosità.

Per quanto riguarda il display si tratta di un'evidente intromissione dell'informatica che pensa di risolvere tutto a scelte di parametri e di settaggi. Innanzitutto un problema di luminosità alla luce del sole, poi di occhiali, per chi deve leggere da vicino, e infine di tempo perché se uno deve settare il tipo di esposizione la sovra o sotto esposizione, può anche perdere il momento giusto per fare la foto.

Chi desidera l'apparecchio sofisticato, naturalmente ne trova di ogni marchio e livello.

Io credo che alla mia fotocamera ci manchi poco!






Commenti
06/06/15 - 23:36
albertoini
COME UNA PICCOLA VECCHIA CARA LEICA,
la mia fotocamera un po' ridondante.
Inizialmente gli informatici, entusiasti delle possibilità di un microprocessore inserito in un apparecchio, arricchirono le possibilità dell'apparecchio stesso oltre i desideri e le capacità deggli utilizzatori, creando non pochi problemi nelle vendite dei nuovi apparecchi. Passato il tempo, le nuove generazioni cresciute a pane e software, non trovarono difficile districarsi nella foresta informatica lasciando le vecchie generazioni costernate e rassegnate a posizionare il bottone dei programmi su P.
Occorre però riconoscere che il lavoro degli informatici non è rimasto nell'astratto, essi hanno cominciato a capire le esigenze delle varie tecnologie e a perfezionare le prestazioni in questo senso.
Riconosco a questo punto che una fotocamera come la Sony A 6000. pur eccedendo di molto le mie necessità, le può comunque soddisfare. I presupposti ci sono:
1. disabilitazione del display
2. mirino elettronico chiaro definito nell'immagine e nelle informazioni.
3. La visione diretta, live-view, automaticamente in posizione Manuale.
4. La regolazione rapida di sensibilità tempi e diaframmi.
5. La messa fuoco rapida e intelligente in grado si seguire i soggetti in movimento!
Alle prime prove risulta una definizione molto elevata anche con lo zoom 16/50 in dotazione standard, evidente nelle piccole foglie degli alberi presi da lontano. Chissà con le ottiche ZEISS!! Non ho notato influenza del rumore anche a sensibilità elevate, questo fatto suggerisce un curioso modo di operare: fissare una coppia tempo/diaframma e variare solo la sensibilità dato che la scala ISO è estesa da 100 a 25600.
il mirino elettronico è effettivamente ampio e luminoso con scritte del software ben leggibili, questo facilita chi porta occhiali per leggere e che dovrebbe inforcarli ogni volta che intende leggere sul display. È sufficiente regolare la correzione diottrica del mirino per la visione senza occhiali o occhiali per vista lontano e operare solo col mirino scordando il display che tra l'altro consuma energia e accorcia la durata di carica della batteria che sembrerebbe lunga e quindi è opportuno tenere la scarica sotto controllo.
Un apparecchio effettivamente compatto come la vecchia “cara Leica” è però dotato di capacità molto avanzate, ne consegue un software con molte selezioni. Questo può essere un problema se ci si trova nella necessità di mutare parametri mentre il soggetto potrebbe sfuggirci, per questo sarebbe bello disporre di più programmi memorizzabili e richiamabili, almeno cinque invece di tre.
Notare che i programmi memorizzati, mantengono le selezioni anche se durante una ripresa si varia qualche parametro, questo è bene perché stabilisce una certezza. Diversamente usando programmi come A o S e forse altri, la camera accetta variazioni anche senza la conferma e li conserva fino alla prossima volta. Questo è un problema perché può capitare facilmente di mutare un parametro inavvertitamente e non capire perché il risultato non corrisponde.
Altro imprevisto è che se l'apparecchio e settato sulla messa a fuoco assistita, quando si preme il pulsante per la messa a fuoco definitiva, il sistema resetta da capo la ricerca ed impiega più tempo che con la semplice messa a fuoco a pulsante.
Lo scatto è rumoroso come nelle reflex, perché? È voluto? Può disturbare a teatro per esempio.
Le moltissime possibilità e scelte si possono scoprire gradualmente perché, anche se quelle che riguardano le mie esigenze sono sostanzialmente quelle descritte, le mie esigenze sono ancor più soddisfatte, per esempio dalla possibilità assegnare ad un pulsante la possibilità di ingrandire l'immagine per la messa a fuoco precisa. Altra piacevole scoperta è che se monto un obiettivo vecchio senza automatismi con anello adattatore pure senza la connessione degli automatismi, la fotocamera lo accetta amichevolmente e funziona anche a priorità di apertura purché si regoli manualmente il diaframma. Certamente vedrei un software riscritto con un percorso più intuitivo e immediato lasciando le scelte sofisticate in sottocartelle e in un percorso separato. Sicuramente evitare le selezioni accidentali.
Come conclusuione si potrebbe dire: prima era la LEICA poi venne l'EXAKTA prima reflex piccolo formato, poi la RECTAFLEX con il pentaprisma e il conseguente sviluppo di fotocamere a specchio, infine a chiusura del cerchio siamo ad un corpo macchina simile alla LEICA ma che contiene tutti i vantaggi del reflex al posto del telemetro.
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