The Last Wall di Carlo Bevilacqua NABASITE-Plaza 2009 XX Anniversario Caduta del Muro di Berlino
Pubblicato il 05/11/09
Categoria Mostre
Gradimento: Molto Interessante
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The Last Wall di Carlo Bevilacqua
Una mostra fotografica, uno slideshow e  un'installazione multimediale realizzata dal laboratorio di scenografia della Naba, la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, per ricordare la lacerazione di Cipro e della sua capitale Nicosia in occasione di Plaza 2009   - International Contemporary Art Exhibition - Oltre il Limite, manifestazione promossa e patrocinata dai Consolati stranieri sul territorio milanese, in stretta collaborazione con le Istituzioni cittadine per  celebrare dal 9 al 22 novembre 2009 il XX anniversario della caduta del Muro di Berlino. Oltre a The Last Wall saranno presenti altre tre installazioni degli allievi NABA .

Fotografie di Carlo Bevilacqua
Testi di Saverio Paffumi, Denis Curti, Fabio Mario Santopietro
Installazione Laboratorio Scenografia NABA
Stampe Laboratorio Tre60 Milano

A cura di Stefania Vaccari e Carlo Bevilacqua


Naba Site dal 9 al 22 novembre 2009  Via  Darwin 20  20143 Milano

Preview e approfondimenti

www.http://www.carlobevilacqua.com/html/album.php?id_album=29

http://www.milanoplaza.it/page_1241001492965/s_pg_1254822888720/index.php
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The Last Wall di Denis Curti - Direttore dell'Agenzia Fotografica Contrasto e del Dipartimento di Fotografia di NABA

Come un fermo immagine sullo scorrimento di una pellicola cinematografica, l’otturatore della macchina fotografica di Carlo Bevilacqua si chiude davanti al panorama di Nicosia giusto nell’attimo che precede il temporale. La fotografia sembra fermare il corso degli eventi, conduce lo sguardo al di sopra della storia, suggerisce che sotto quel cielo carico di pioggia, nella valle protetta dalle montagne che si perdono all’orizzonte, nelle stradine che scorrono tra i palazzi illuminati di luce calda, accade qualcosa di inaudito, qualcosa d’inspiegabile, qualcosa che dopo vent’anni dalla caduta del muro di Berlino vale la pena ricordare.
Esiste un confine che dal 1963 divide Cipro, un muro che s’impiantò sull’isola per porre fine alle sanguinarie occupazioni e violente intolleranze di greci e turchi. Una barriera che sopravvive ancora oggi, che non genera più né scontri, né sofferenze, ma che ieraticamente sancisce l’immutabile differenza tra stati ricchi e stati poveri, tra ingiustizie tollerabili e guerre da debellare, tra muri da abbattere e muri da dimenticare.
Il panorama di Nicosia apre un viaggio fotografico lungo il confine interno della città, svelandone un volto spettrale, di villaggi abbandonati, palazzi rasi al suolo, torrette di avvistamento, fili spinati e sguardi straniati da un paesaggio irreale. Soldati di guardia ai confini, Pick up militari, chek point e cartelli di divieti si svelano ai nostri occhi come simbolici strumenti utili solo a mantenere in vita l’ultimo muro, il simbolo di tutti i muri che nel mondo continuano selvaggiamente a dividere popoli e culture.
Una fotografia documenta che a Lidra Street la riproduzione di una vecchia immagine fa rivivere il dolore di una figlia che, con un gesto rassegnato, mostra il volto antico di un fierissimo padre morto in battaglia. Un’immagine che ci riporta al presente, ci conduce a guardare oltre una finestra e a ritornare per le strade di Cipro, dove i soldati continuano a sorvegliare il muro, dove il passato sembra riproporsi continuamente, dove si tramandano simboliche tracce di devastanti conflitti e strazianti abbandoni.
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The Last Wall di Saverio Paffumi - Giornalista e scrittore,  liberamente adattato da un articolo per Meridiani

Nicosia è una città con le mura, ed è una città con il muro. Le mura sono quelle veneziane del XVI secolo, il muro è quello che da quarant’anni attraversa diametralmente il centro storico. Il 9 novembre ricorre il ventesimo anniversario della caduta del ben più celebre muro costruito a Berlino, ma in Europa esiste ancora una barriera che divide una città e uno stato. Cipro e soprattutto la sua capitale sono il territorio europeo dove lo spettacolo dell'ultimo muro rimasto in piedi va  in scena tutti i giorni. È la “Linea del cessate il fuoco”, una doppia cortina con in mezzo una fascia di rispetto controllata dall’ONU, che divide la parte Greca da quella Turca, Lefkosa da Lefkosia. Non c’è tensione e neppure pericolo, alcuni “Check Point”, come quelli di Ledra Street o di Ledra Palace, si possono attraversare da Nord a Sud e viceversa senza grandi problemi. Le strade sul confine sono spesso interrotte, rese cieche nella parte greca da muri con i colori bianco e azzurro della bandiera ellenica e in quella turca con l’effige della mezzaluna. Qui, a ridosso della frattura, da ambedue le parti sono proliferate falegnamerie, officine meccaniche, botteghe artigiane, immerse in un’atmosfera di devastazione e desolazione da dopoguerra balcanico: carcasse di auto, vecchi elettrodomestici, barricate di bidoni di ferro, le case in gran parte disabitate e in rovina, alcune con sacchetti di sabbia ai balconi, per difendere gente che non c’è da proiettili che da molti anni non arrivano più. Nelle strade del centro la stessa vivacità, vicino alla barriera la stessa depressione da semi-abbandono. Oltre il “muro”, la terra di nessuno, la zona fantasma, dove i vecchi palazzi cadono a pezzi e gli alberi crescono rigogliosi in quelli che una volta erano saloni da pranzo e camere da letto.
La guerra più recente ha imposto a Nicosia l’ennesima mutazione, dopo gli storici passaggi di mano fra templari, Lusignano, veneziani, ottomani, inglesi: fino agli anni 60 c'era un solo centro storico; adesso, dopo il tentativo di colpo di stato dei colonnelli greci, e l'occupazione del '74 da parte dell'esercito turco, ce ne sono due, in stand by. Un limbo in cui i visitatori si insinuano in cerca di emozioni, dove il  confine non è in realtà tra greco e turco, tra Europa ed Extraeuropa, ma tra abbandono e rinascita, tra luoghi perduti e luoghi da ritrovare. È questo forse il più importante muro da abbattere e c’è chi ha lavorato per questo: il Nicosia Master Plan è un progetto avviato dalle Nazioni Unite fin dal 1979 con l’obbiettivo di “coinvolgere entrambe le municipalità in un lavoro comune per il miglioramento della città”. Oggi il progetto è in gran parte realizzato: tutti i più importanti monumenti sono freschi di restauro, a nord e a sud. Fra questi, la cattedrale di Santa Sofia trasformata in moschea dal sultano Seliym 460 anni fa, oppure l’ex monastero di Santa Maria degli Agostiniani, ora moschea Omeriye, sono templi dove sarebbe naturale pregare un dio o pregare l’altro, o pregarli insieme, in pace. Quando il mondo sarà pronto? Ecco cosa suggeriscono gli antichi campanili rivestiti da minareti. Così come le barricate e le garitte delle Linea Verde, nonostante il loro aspetto minaccioso, più che l’alto là sembrano lanciare un monito della memoria per non tornare indietro. Né a Cipro né altrove.
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