Lager
Pubblicato il 28/10/10
Categoria Mostre
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Lager è un progetto fotografico di Marcello di Donato, realizzato nel 2008, che documenta la sistematizzazione della morte e la sua rifunzionalizzazione economica, attraverso l’analisi di una giornata lavorativa, all’interno di uno stabilimento di macellazione e di confezionamento di carne suina nella provincia di Napoli. Dove, lo sguardo di Marcello di Donato, filtrato da una macchina digitale, segue, articolandosi in una successione ritmica, ordinata cronologicamente, il processo quotidiano, brutale, noioso di macellazione. Un percorso che vede gli animali raccolti, divisi e incanalati verso tour obbligati di supplizio e di smembramento. “Gli animali provengono soprattutto dall’estero (Germania, Olanda ecc.), arrivano di notte dopo un viaggio sicuramente alienante (…). La mattina successiva inizia il terribile percorso che li porta allo sterminio (…). Vengono poi obbligati (con l’uso di strumenti che scaricano sul loro dorso delle cariche elettriche) ad effettuare un percorso che li conduce ad un cunicolo (una specie di gabbia metallica) dove rimangono bloccati per meglio praticare loro un elettroshock con una grande pinza con una forte scarica elettrica alle tempie.” (M.D.D) L’intrusione della pratica della duplicazione del reale, il media fotografico, dentro il mattatoio, ne rivela i meccanismi di funzionamento: invisibilità e oggetivizzazione. I macelli, luoghi chiusi, nella loro autoreferenzialità di lavoro e di morte, agli sguardi delle città che li ospitano, si aprono all’orrore nella registrazione lucida della macchina fotografica. Mentre, la complessa macchina gestionale, che governa l’operatività produttiva del mattatoio, che è rilevata nelle stampe, ne garantisce il funzionamento. Traducendo l’isolamento coatto degli animali in singolarità separate. Cose manipolabili. Oggetti catalogabili. Pesi e misure con cui e su cui lavorare. Lager diventa un simbolo pesante di un’investigazione analitica dei meccanismi del potere. Operando una descrizione diretta e nuda del dominio. Un magazzino operativo. Un sistema, che si reitera uguale a se stesso. Settato su una modalità autarchica di funzionamento. Separato dal corpo “societale” ed epifania concreta della logica del potere. Mettendo in scena la pratica dell’inerzia coatta; la fila compatta degli animali davanti al boia. Una procedura che individua nell’omologazione rassegnata e feroce un’attitudine funzionale alle dinamiche di operatività dei sistemi di controllo. Ma l’analisi della macchina ideologica del sistema mattatoio riverbera dentro uno svelamento altro. Il percorso di esplorazione s’insinua, improvvisamente, dentro una traiettoria parallela e inversa. Aprendo altri varchi, Marcello costruisce, sottilmente, un insieme variabile di attraversamenti. Luoghi fisici e simbolici. Dove attiva una pratica alchemica di trasmutazione. Una progressione continua di senso. Emergono, nelle composizioni asciutte delle stampe fotografiche, grumi di bellezza assoluta. Una costruzione per piani, dove, le geometrie degli oggetti cadaverici si relazionano, disegnando un contrappunto di forme con i volumi asettici, inondati dalla luce fredda dei neon dentro il complesso architettonico. Montando, nella successione degli ambienti, nuove coordinate di sospensione e di azzeramento. Tracce d’impianti metafisici che, in tensione continua, sono dotati di una diversa aritmia e d’inquiete articolazioni formali. La conoscenza indicale della fotografia traccia, così, una sintassi narrativa. Un affresco duro, fisico, impietoso della bellezza e dell’estasi, nell’orrore. Ipostatizzando un’estetica di sangue e di silenzio. Dove, la morte misura il tempo producendo economia. Mentre, il dolore, lentamente, dipinge un’ontologia definitiva del reale. Testo critico: Fabio Campagna
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