L’identità ritrovata: dai Surrealisti alla Street Art
Pubblicato il 05/02/15
Categoria Mostre
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L’identità ritrovata: dai Surrealisti alla Street Art Un percorso alla scoperta della relazione tra l’uomo e l’ambiente contemporaneo partendo dalle opere di Haiek e Pizzorno fino alla collettiva di Street Artist e i collage dell’artista colombiano Coronado con la Pubblicità. L’arte tra Novecento e Duemila ha abbandonato sempre più l’impegno della raffigurazione del reale per diventare espressione della contaminazione tra mondo esteriore e mondo interiore dando vita all’astrattismo e ad altre correnti pittoriche che hanno fatto la storia dell’arte di fine Novecento. La scoperta dell’inconscio e l’applicazione della psicoanalisi furono determinanti in questo cambiamento tanto quanto, in misura diversa, lo fu la diffusione della fotografia. Il movimento surrealista è il risultato più evidente dell’influenza della psicoanalisi nel mondo dell’arte e ha visto tra i suoi esponenti più interessanti Andrè Breton, Joan Mirò, Marx Ernest, Magritte. In ognuno di loro si trova l’esternazione di un mondo interiore fatto di segni, di forme, di personaggi, di situazioni al confine tra la realtà e il sogno. Il tema ricorrente è il rapporto tra interno ed esterno, tra soggettivo e oggettivo, tra fantasia e realtà, tra mondo interiore ed esteriore. Anche i cambiamenti sociali ed economici del Novecento hanno portato ad una profonda riflessione sull’identità individuale e sociale fino ai giorni nostri (vedasi per esempio la letteratura di Pirandello: Uno nessuno e centomila). La metà del Novecento si connota per uno straordinario stravolgimento dell’economia e delle abitudini di vita con migliaia di persone che abbandonano le campagne per trasferirsi nei centri urbani inseguendo benessere e sviluppo tecnologico. Le città crescono a ritmi vertiginosi trascurando l'estetica e la qualità della vita. Luoghi sempre più anonimi e inospitali dove l’uomo perde radici, identità. L'ambiente circostante perde le forme e i colori della Natura, perde il vuoto degli orizzonti dove è possibile liberare la fantasia per riempirsi di muri e cemento interrotti solo dal colore dei cartelloni pubblicitari. L’arte racconta di questo scenario con opere sempre più incentrate sulla città, ma non c'è più la dinamicità futurista alla Boccioni, ma la sconfinata anomia alla Guaitamacchi. Solo la fine del Novecento svela l’illusione dell’eterno benessere e del potere tecnologico dell’Uomo sulla Natura, vede la crisi della grande industria, porta le conseguenze dello sradicamento territoriale e sociale e inventa un nuovo modo di comunicare e “vivere” attraverso lo sviluppo delle telecomunicazioni e del web. Le città diventano metropoli e queste sembrano tutte uguali per problematiche, servizi e territorio: sono un prodotto della globalizzazione. In questi luoghi dove domina l’entropia urbanistica e l'individuo si sente un estraneo a casa propria nasce il Graffitismo e poi la Street Art. Un segno che è innanzitutto ribellione, un’azione di forza per riprendersi l’identità tant'è che il Graffitismo è spesso una firma, una sorta di marchiatura del territorio. La Street Art compie un passo avanti importante verso la sottrazione di spazi pubblici alla cartellonistica pubblicitaria. Cambia la visione del quotidiano restituendo spazi alla fantasia, alla creatività, all’ironia. L’arte, attraverso la Street Art, diventa, ancora una volta, il gesto che scaturisce da un bisogno, da un’urgenza: restituire all’uomo una casa in cui riconoscersi. Un'azione di recupero dell’identità e, con essa, di tutto il mondo onirico e ludico che gli appartiene. Le mostre che Spazio Tadini propone dal 10 febbraio al 7 marzo ripercorrono queste tappe. Nella mostra di Ivana Haiek troviamo il dramma della perdita delle proprie radici (l’artista scappa dal suo Paese la Cecoslovacchia in piena guerra Fredda) e della riscoperta dell’equilibrio interiore in Italia dove trova una nuova casa. Nelle opere di Marilisa Pizzorno, il curatore, Giorgio Seveso dice: “ le .. figure giocano con l’ambiente, con gli elementi architettonici di una sorta di spazio vitale surreale, comunque antropizzato, che segna la definitiva precarietà identitaria delle relazioni tra l’uomo contemporaneo e l’ambiente della sua vita”. Nella collettiva di Street Artists si è raccolto un gruppo vario di artisti che oggi lavorano anche per il design e l'arredo urbano. L'artista colombiano Rafael Coronado, invece, attraverso i suoi collage, usa il linguaggio e le immagini della pubblicità con disincanto ed ironia sottolineando che fotografie, parole, significati e significanti, segni e forme, ormai formano un linguaggio comune condiviso tra diverse culture. Melina Scalise Per informazioni e altre immagini Melina Scalise ms@spaziotadini.it cell.3664584532
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